Yatch – Arciduca d’Austria Carlo Stefano.
Tipo | Piroscafo ad un’elica e due alberi |
Cantiere | Ramage & Ferguson, Leith (U.K.) |
Anno di costruzione | 1904 |
Lunghezza fuori tutto | 67,40 metri |
Lunghezza del ponte | 60,35 metri |
Lunghezza tra le perpendicolari | 56,36 metri |
Lunghezza al galleggiamento | 56,08 metri |
Larghezza massima fuori ossatura | 8,38 metri |
Altezza al ponte di coperta | 5,18 metri |
Immersione a pieno carico | 5 metri |
Motore | Ramage & Ferguson - Leith, vapore a triplice espansione e 3 cilindri, 127 cavalli nominali |
Stazza lorda | 632,81 t. |
Ordinato dall’Arciduca d’Austria Carlo Stefano, il piroscafo venne varato nel 1904 con il nome di Rovenska ed intestato alla moglie, l’arciduchessa Maria Teresa. Passato in mani private inglesi nel 1910, fu militarizzato nel 1915 ed impiegato nella Manica come nave da pattuglia. Messo all’asta nel 1919, fu acquistato da Guglielmo Marconi, che lo trasformò a Napoli in nave laboratorio, adatta anche a lunghi soggiorni e ad ospitare personaggi illustri, come il re Vittorio Emanuele III, il re Giorgio V d’Inghilterra e i sovrani di Spagna, iscrivendola nel 1921 con il nome Elettra al compartimento marino di Genova.
L’Elettra divenne il mezzo per studiare applicazioni delle onde hertziane contribuendo fortemente al progresso delle radiocomunicazioni. Nel 1922 e 1923 si svolsero esperimenti di trasmissione e ricezione lungo la costa occidentale del Nord America, dimostrando che un segnale poteva essere raccolto ad oltre 4000 km con potenza ridotta. Nel 1930 la distanza di captazione fu portata con successo a 14.000 miglia. Ulteriori esperimenti furono effettuati con le microonde nel 1937, quando Marconi moriva il 20 luglio.
La nave-laboratorio fu quindi acquistata dal Ministero delle Poste e Telecomunicazioni, riclassificata nel 1939, portata per sicurezza a Trieste nel 1940 e custodita dalla Società Italia fino al 8 settembre 1943. Requisito dai tedeschi, il panfilo fu trasformato in unità bellica di scorta. Il 21 gennaio 1944 la nave fu centrata da cacciabombardieri alleati vicino a Zara, divenendo con il trattato di pace un relitto semi sommerso di proprietà yugoslava. Nel 1947 le apparecchiature di Marconi furono fortunatamente salvate e inviate al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano.
Restituito alla Repubblica italiana nel 1959, il relitto fu portato a galla dopo anni di grave deperimento e rimorchiato al Cantiere San Rocco di Trieste; dopo varie proposte di ristrutturazione e tentennamenti, ne fu decisa la demolizione. Nel 1977 lo scultore Marcello Mascherini fu chiamato a far parte della Commissione incaricata di fornire all’Amministrazione Comunale di Trieste le opportune proposte per la sistemazione del relitto (ulteriore incarico gli venne notificato il 23 marzo 1982).
Il 18 aprile 1977, nel Cantiere di San Rocco di Muggia, sotto la direzione dell’ing. Oddone del Ministero e con la consulenza di Mascherini e di un architetto, lo scafo venne tagliato in varie porzioni poi riallestite in varie località italiane, assieme ad apparecchiature e cimeli di bordo: Telespazio sulla Piana del Fucino (Roma), Museo delle Poste e Telecomunicazioni di Roma, Fondazione Marconi a Pontecchio, Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, Museo Storico Navale di Venezia, Museo del Mare di Trieste, Padriciano (Trieste), International Maritime Academy a Trieste, Arsenale di San Marco a Trieste, Villa Durazzo a Santa Margherita Ligure, Palazzo delle Poste di Mestre, “Fameia Muiesana” di Muggia, ma anche presso il Circolo Marconi di Sidney e varie altre destinazioni.